sabato 17 settembre 2011

La mia risposta al "Paradosso di Fermi"


Lunedì sera.
E’ stata una dura giornata di lavoro, la prima di una lunga settimana.
I soliti clienti ti hanno massacrato, i soliti colleghi ti hanno annoiato.
Non parliamo del capo, avido benestante e borioso come sempre. Odioso. Magari avere i suoi soldi…invece da anni hai un lavoro che non ti piace, che non hai scelto, ma che ti serve.
Per poter mangiare, crescere i figli, pagare la casa, comprare l’auto nuova, fare benzina, andare in ferie.
Poi finalmente sono arrivate le diciotto, hai potuto salire in auto e prendere la strada di casa.
Sì, c’erano i soliti cafoni per strada, gente che non sa guidare. Che tonti. Ma tanto loro erano fuori dalla tua scatola mangiaolio.
Non sono riusciti a rovinarti quei pochi chilometri, che come sempre ti fanno riscoprire il piacere di guidare il tuo gioiellino. Devi proprio ricordarti di andare dal carrozziere però, che c’è quel graffio sullo specchietto da sistemare.
La cena non è stata niente male, le crocchette di patate erano un po' unte ma deliziose, insieme al pollo. Passano gli anni ma la tua rosticceria di fiducia è sempre all'altezza.
Sono le ventuno ora, sei in pigiama sulla poltrona, il tg è già passato, è finalmente arrivato il momento di metterti a lavorare al tuo libro. Ci lavori da qualche mese (forse due anni) e sei già ad un quarto dell'opera (un quinto?...un decimo), e sei convinto che le prossime settimane saranno proprio quelle giuste per macinare idee.
Diventerai qualcuno. Parleranno di te, delle tue idee originali e illuminanti. Lascerai qualcosa, potrai essere ricordato negli anni a venire.
Accendi il laptop.
Carichi il word processor.
Rileggi da capo a fondo quello che hai scritto, ti compiaci (giustamente) del tuo stile narrativo.
Prima di continuare ti alzi, apri il frigo e ti prepari un bicchiere di latte freddo.
Una spruzzata di Kahlua.
AAahh...
Sorseggiando, ti risiedi e rileggi di nuovo l'ultima pagina.
Ok, sei un po' stanco, ti deconcentri, d'altronde sei sicuro che...non riesci a non pensarci...
Ti alzi, e vai alla finestra del soggiorno.
Spegni la luce per vedere meglio il mondo fuori.
E' proprio come pensavi, il bastardo sta girando tra le aiuole, ovviamente sta cercando il posto (i posti) migliore dove pisciare.
Silvestro, il gatto del vicino, come sempre crede di essere il padrone del tuo giardino.
Sai che con la fionda non ci sono speranze. Ci hai già provato varie volte, anche caricando a mitraglia, ma il bastardo è un bersaglio impossibile da colpire, soprattutto al buio.
Hai rinunciato a punirlo fisicamente, non è fattibile per limiti tecnici del tuo armamento, ma puoi sempre fargli balzare il cuore in gola e rizzare i peli dello scroto.
Esci dal retro di soppiatto e fai il giro della casa, laidamente accovacciato e grifagno come un troll norreno, poi a dieci metri dalla bestia scatti in avanti abbaiando oscenamente e cercando di artigliarlo.
Lo rincorri per due-tre secondi. Ti godi la scena del poveretto che annaspa, traboccante di adrenalina, salta scompostamente la siepe e si sbrana una striscia di pelo sul fil di ferro della rete.
Gli urli ancora qualcosa, poi resti lì vicino al cancello a prendere un po' di fresco godendoti la vittoria. Giustizia è fatta.
Visto che sei fuori (il libro può aspettare) ne approfitti per buttare un occhio all'immensità del cielo stellato...chissà se c'è qualcun altro lassù...

Ma veniamo al titolo del post.
L’aneddoto racconta che un giorno, presso i laboratori di Los Alamos, negli anni ’50, il fisico Enrico Fermi prese parte ad una conversazione insieme ad alcuni suoi colleghi mentre si recavano a pranzo, a proposito di un recente avvistamento UFO riportato dalla stampa.
La conversazione si protrasse poi su vari argomenti correlati finchè, durante il pranzo, Fermi improvvisamente  esclamò: “Where are they?” (Dove sono?)
Il significato dell’esclamazione di Fermi si può riassumere così “Se le forme di vita extraterrestri sono comuni e diffuse nell’universo, perché non le abbiamo ancora incontrate?”

Ovviamente come tutti gli aneddoti non conosciamo il confine tra realtà e fantasia. Questa frase potrebbe essere stata pensata da chiunque ed essere stata “messa in bocca” a Fermi per darle una veste di autorevolezza scientifica, magari da parte di qualche potentato religioso antropocentrico .
Sul web potete trovare molti articoli e commenti sul paradosso di Fermi, cè solo l’imbarazzo della scelta. Ma al di là delle decine di risposte e ipotesi date finora, vi sottopongo la mia riflessione personale.

Data la vastità dell’universo che ci circonda e le stime sul probabile numero di stelle e galassie, ritengo come voi poco credibile che non esistano altri pianeti simili al nostro, in grado di ospitare forme di vita “intelligente”. Quindi partiamo pure da qui, da una frase sentita migliaia di volte: NON SIAMO SOLI.

Esatto, NON SIAMO SOLI, ma come sono fatti i nostri alter ego alieni?
Intendo dire: non fisicamente, ma come intelletto, come sono messi secondo voi?
Che possibilità hanno di pensare seriamente alla conquista di nuovi mondi, ed applicarsi per la  realizzazione di un simile ambizioso progetto?

Per mio conto il mesto teatrino descritto in apertura - e che voi avete immaginato svolgersi sul suolo terrestre - potrebbe benissimo andare in scena dalle parti di di Andromeda (per la cronaca 2,5 milioni di anni luce).
Magari laggiù il gatto non si chiama Silvestro ma DKQOLXIZ, il latte si ottiene spremendo (SQUAZ-SBLURCH) dei grossi succosi bruchi bianchi, e i vostri colleghi hanno tutti una brutta codaccia marrone ricoperta di squame unte, ma la sostanza non cambia.
Noi umani ci vantiamo di essere migliori e diversi dalle bestie, anzi ci chiamiamo fuori dal mondo animale e dalla natura stessa, che ci può essere amica o nemica ma resta comunque "altra", sia nel nostro cervello che nei nostri atti quotidiani.
Ma se provassimo ad osservarci da un punto di vista abbastanza ampio e prolungato nel tempo, la realtà macroscopica apparirebbe ben altra.

Punto 1) Come tutte le popolazioni animali tendiamo a consumare tutte le risorse disponibili, e a riprodurci geometricamente. Che sia per necessità o per piacere lo facciamo, lo abbiamo sempre fatto. E purtroppo siamo i più veloci a consumare e distruggere, e anche a moltiplicarci (se volete approfondire, cercate notizie sul malthusianesimo).
Possiamo dire che facciamo tutto questo con "intelligenza", ma in realtà significa solo che i nostri ragionamenti sono molto organizzati e contorti di quelli di un maiale o di un cane. In ogni caso, come il maiale o il cane, il nostro cervello - tra alti e bassi - è fondamentalmente alla ricerca di un equilibrio chimico. La ricerca di questo equilibrio purtroppo passa anche per la moda, il consumismo, il depauperamento scellerato delle risorse.
Punto 2) Purtroppo Il nostro pianeta è un sistema finito e limitato, e credo che queste caratteristiche siano comuni a qualunque altro pianta.

Ma fino a qui i problemi potrebbero essere risolti...dopotutto ci saranno altri mondi abitabili che potrebbero offrire ospitalità, energia, materie prime, a miliardi e miliardi di persone.
E qui si innesta il problema, insormontabile. Non è un limite tecnologico, come si pensa comunemente. E' un limite della nostra specie, e forse di tutte le specie, senzienti e non.

Considerate il protagonista del prologo.
Sono io.
Siete voi.
E' l'alieno. Dopotutto anche lui è una forma di vita, e soggiace alle regole del comportamento animale.
Rileggetevi il prologo. Quanta importanza hanno le stelle? Per la maggior parte della nostra vita siamo incapaci di concentrarci su un progetto "alto", anche se - attenzione - si tratta di qualcosa che faremmo SOLO per noi stessi (tipo il libro che dovrebbe farci diventare scrittori e persone di successo)! Ci lasciamo distrarre da mille altre incombenze e piaceri, per fornire al nostro povero cervello un adeguato e più possibile costante flusso di endorfine, che ci faccia sentire bene e a posto con il mondo.
Figuriamoci cosa significherebbe metterci d'accordo per andare da qualche parte, tipo nello spazio profondo.
7 miliardi di persone che rinunciano a qualcosa di proprio, a qualche piccolo o grande privilegio, per mandare il capitano Kirk a spasso per le galassie...
Lasciando il nostro giardino incustodito alla mercè dei gatti?
Il graffio sullo specchietto da sistemare?

In questo blog mi piacerebbe parlarvi proprio di questo.
Di come gli alieni, cioè noi, hanno consumato le risorse non rinnovabili del proprio pianeta, in cent'anni di orgia industriale consumistica, che non si potrà più ripetere nella storia della Terra.

Per ogni pianeta vi è una sola possibilità, e credo che la nostra ce la siamo già bruciata con le gare di formula uno e le trasferte dei calciatori di serie A B C ecc.
Con le code in autostrada.
Con i televisori da 20,24,32,48,56,62,108 pollici, 2d, 3d, 4d+odorama, da buttare via ogni 3-4 anni.
Con le tonnellate di plastica in cui sono avvolti i nostri cibi e che dobbiamo buttare via ogni settimana. Ovviamente usando quei cazzo di sacchetti di plastica “biodegradabile” che si squartano a toccarli, 'che prima era troppo facile farlo con quelli normali, “altamente inquinanti”.
Siamo ridicoli.
Il peak everything incombe, Olduvai è alle porte. La complessità culturale della nostra società è figlia dell'energia abbondante e a buon mercato che abbiamo rubato alle viscere della terra.
Se non ne avete mai sentito parlare, vi invito a seguirmi: in futuro potrebbe esservi d'aiuto, e voi essere d'aiuto a me.
No, non è un blog da toccarsi le palle!
Però, se proprio volete...

Se poi Rossi e Focardi salveranno il mondo e la sua attuale insostenibile complessità con il loro E-cat...io continuerò ad andare in bicicletta, perchè è salutare, divertente e poetico.

E spero di incontrarvi sulla mia strada.